Buon pomeriggio a tutti e bentornati in una nuova recensione del vostro cane lettore preferito.
Mi chiedo ormai se immaginate Simba che si inforca gli occhiali, prende il computer e inizia a digitare con le sue zampette sulla tastiera.
Sarebbe bello.
Ma basta sproloquiare, oggi è il momento in cui posso prendere un attimo di respiro tra un esame e l’altro, e dedicare il tempo che il terzo libro della saga dell’Attraversaspecchi merita.
Anche perchè a brevissimo uscirà l’epilogo.
Io non sto piangendo.
Tu stai piangendo.
Trama: Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Ricordiamo tutti come si era concluso Gli scomparsi di Chiardiluna. Dopo un intero libro pieno di mistero e colpi di scena, quello più grande è stato proprio il finale, che, per far contento chi ha letto i libri pari passo con l’uscita (per fortuna non rientro tra questi altrimenti sarei già stata ricoverata in qualche reparto psichiatrico), ha visto la misteriosa sparizione del nostro caro e amato Thorn.
Per fortuna, in ogni caso, ho resistito alla tentazione di continuare subito la saga; non ho chiuso il secondo libro per aprire immediatamente il terzo per la curiosità impellente di continuare la storia e saperne di più. Si, perchè il terzo tutto è tranne che la liscia continua de Gli scomparsi. Il gap temporale tra i due è solo il primo sintomo di ciò (oltre al rallentamento del ritmo narrativo). Sono passati ben 2 ANNI E 7 MESI quando La memoria di Babel inizia.
Ci rendiamo conto?
2 ANNI E 7 MESI.
940 GIORNI.
22.560 ORE.
1.353.600 SECONDI.
Cara Dabos, ma ti pare il caso???