REVIEW PARTY - GLI INGANNI DI LOCKE LAMORA di Scott Lynch

Buongiorno e ben ritrovati amici!

Sono così emozionata e impaziente di parlarvi di questo libro che direi di tagliare corto con le mie solite ciance e andare dritti al punto.



Prima però, vi ricordo che questa recensione fa parte dell'evento concessoci gentilmente da Mondadori e organizzato da me medesima stessa, ma vi invito a passare nei blog dei miei esimi colleghi per ascoltare anche la loro campana. Male non fa.



Nome: Gli inganni di Locke Lamora (The gentlemen bastards sequence #1)
Autore: Scott Lynch
Casa editrice: Mondadori (Oscar Vault)
Pagine: 605
Trama: Nella misteriosa città di Camorr un orfano ha vita dura, e spesso breve. Ma il giovane Locke Lamora riesce a eludere la morte e a non farsi catturare come schiavo, fino a diventare un furfante provetto sotto la tutela del Forgialadri, un talentuoso artista della truffa. A capo della banda di fratelli dalle dita leste, noti come Bastardi Galantuomini, Locke diventa presto celebre, e si fa beffe persino del più temuto re della malavita. Ma tra le ombre si annida qualcuno di ancora più ambizioso e micidiale. Di fronte a un sanguinoso colpo di stato che minaccia di distruggere qualunque persona o cosa che abbia un senso nella sua esistenza, Locke giura di sconfiggere il nemico al suo stesso gioco crudele. Costi quel che costi.


Locke Lamora è solamente un bambino quando, per la prima volta nella sua vita, viene a contatto con il mondo dei ladri di Camorr. E fin da subito è chiaro a tutti, persino all'esperto Forgialadri (non credo sia necessaria una spiegazione su cosa faccia costui) che di ladri nella sua vita ne ha visti a bizzeffe, che questa piccola scamorzetta alta poco più di un soldo di cacio possieda un vero e proprio talento per l'inganno, talento che potrebbe rivelarsi la sua gloria o la sua rovina

<<Sorprendente. Lo sai che balbetti e borbotti molto meno, quando spieghi come hai fottuto qualcuno?>>

Nel dubbio, Forgialadri preferisce lasciare questa patata bollente a padre Catena, all'apparenza un sacerdote Senzocchi nella Casa di Perelandro, nella realtà un servo del Tredicesimo dio Senza Nome, una specie di santo patrono dei ladri e dei delinquenti.
Padre Catena non si limiterà ad educare Locke alla divina arte della menzogna ma, come apprenderemo dai vari interludi che alternano la narrazione principale, rappresenterà una vera e propria famiglia, tanto per lui quanto per gli altri bambini accolti sotto la sua ala, Jean Tannen e i gemelli Calo e Galdo Sanza, famiglia che prenderà il nome di Bastardi Galantuomini.

 «Rubo soltanto perché la mia povera cara famiglia ha bisogno dei soldi per vivere!»

«Bugiardo!» replicarono in coro. 

«Rubo soltanto perché questo mondo malvagio non mi permette di trovare un lavoro onesto!» gridò Calo, levando il proprio bicchiere.

«Bugiardo!»

«Rubo soltanto perché devo mantenere quel povero pigrone del mio fratello gemello, la cui indolenza ha spezzato il cuore di nostra madre!» Nel fare tale annuncio, Galdo diede di gomito a Calo.

«Bugiardo!»

«Rubo soltanto perché sono rimasto temporaneamente vittima di cattive compagnie» dichiarò Jean.

«Bugiardo!»

Infine toccò a Cimice rispettare il rito: «Rubo soltanto perché mi ci diverto un casino!».

«Bastardo!»

Il forte legame e rapporto affettivo che si instaura tra questi ragazzi è secondo me uno degli aspetti più belli e forti su cui la trama di basi; non solo viviamo i primi momenti di amicizia tra questi bambini, ma vediamo crescere e maturare tra di loro una fortissima intesa e complicità che li porteranno a essere una squadra così affiatata da essere in grado di ingannare persino le loro stesse madri.
Ho davvero molto apprezzato, a tal fine, la presenza degli interludi: questi flashback forniscono sfumature e tridimensionalità a tutti i protagonisti, tanto per Locke quanto per i personaggi secondari. La loro caratterizzazione è sviluppata in maniera così curata e ben riuscita, che risulta quasi impossibile arrivare al 25% di questa storia senza essersi inevitabilmente affezionati a ciascuno di loro. L'empatia che il lettore è in grado di instaurare con questi delinquenti è una stretta conseguenza della grande abilità della penna di Lynch che, con ogni battuta, anche la più insignificante, riesce a rendere sempre più umani, concreti, ma soprattutto tremendamente credibili ognuno di questi personaggi. 
Insieme a Calo, Galdo, Jean e al piccolo Cimice, Locke Lamora, ormai adulto e pienamente conscio delle sue abilità, si districa per i canali di Camorr come un'ombra indistinguibile. La sua apparenza anonima, unita ad un ingegno sottile e affilato come la sua lingua, gli consentono di poter diventare letteralmente chiunque, da un umile bracciante al più superbo dei nobili, a patto di avere gli abiti adeguati... (capirete leggendo).
I sotterfugi che metterà in atto saranno così ben studiati e credibili che vi faranno sentire dei veri e propri polli per esserci cascati con tutte le scarpe. Questo succede perchè il lettore viene convinto di essere stato messo al corrente di tutto, quando in realtà così non è. Locke tiene per sé le sue reali intenzioni tutto il tempo, e quando arriva il plot twist, non possiamo che accettare il fatto di essere finiti nella rete intessuta da Lamora come il più miserabile dei moscerini.
PERO', attenzione, c'è un però: l'abilità di Locke non è sovrumana, non è perfetta, anzi. In più di un'occasione il nostro Bastardo Galantuomo viene colto alla sprovvista, i suoi piani non vanno sempre esattamente come si immagina. Ed è proprio QUI, in questi momenti che si dimostra il pluridannato genio che è, riuscendo sempre, in un modo o nell'altro, a uscire fuori dai guai con il semplice uso della parola e del cervello.
Per quanto i personaggi secondari siano davvero molto interessanti e coinvolgenti, ovviamente è Locke il vero pilastro di questa storia. La sugenialità, riflesso della genialità stessa del suo creatore, è qualcosa che non avevo mai sperimentato in un romanzo prima d'ora, ed è ciò che rende questo libro (e spero anche i suoi seguiti) così tanto originale e unico. Locke Lamora non si accontenta semplicemente di rubare: se camminando per strada gli cascasse dal cielo un sacco pieno di corone di ferro bianco, probabilmente lui, molto elegantemente, ci girerebbe intorno e lo lascerebbe lì dove si trova, non ci troverebbe gusto nell'arricchirsi in questo modo. Ciò che rende Locke speciale è il mero piacere che lui prova nella riuscita dei suoi piani, la goduria di portarsi a casa un bel bottino onestamente rubato. Chiamatelo come volete, edonismo, vanità, egocentrismo, non importa; ciò che va saputo è che Locke non ruba per vivere, ma vive per rubare. Per usare altre parole, prese in prestito dall'eterno Fabrizio :

C'è chi l'inganno lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione.
Locke Lamora né l'uno né l'altro, lui lo faceva per passione.

Come se Lynch volesse ricercare una certa coerenza tra i personaggi e l'ambientazione, Camorr risulta perfettamente in linea con quello che sono i protagonisti. Questa città comprende al suo interno luci e ombre, ricchezza e povertà, sfarzo e degrado. Le descrizioni delle sue strade e dei suoi canali, ci portano inevitabilmente all'interno della Venezia del Rinascimento, con un sistema criminale mafioso altamente organizzato: ogni quartiere, anzi, ogni isola che compone la città si trova sotto il dominio di questa o quella famiglia, comandata da un Capa a cui i garristi pagano una tassa sui furti che portano avanti. Ciò che mantiene un'apparenza di equilibrio tra la vera gestione della città e quella solamente formale, che sarebbe nelle mani del Duca di Camorr, è la Pace Segreta, una sorta di accordo Stato-Mafia che stabilisce la piena libertà ai garristi di condurre normalmente la loro vita criminale, a patto di non coinvolgere e prendere di mira la nobiltà. Inutile dirvi quali saranno i bersagli preferiti di Locke.

Alla luce di tutti questi aspetti, non viene per niente difficile immaginare che tipo di livello stilistico Lynch decida di adoperare: le parolacce e il linguaggio per così dire "colorito" sono all'ordine del giorno, il sangue scorre a fiumi e la violenza è parte integrante della narrazione. Per cui, se amate il politically correct, se siete facilmente impressionabili o deboli di stomaco, vi avverto, questo libro NON fa per voi. Gli inganni di Locke Lamora è un libro sincero, acuto, aguzzo, colpisce esattamente laddove il nervo è scoperto, mettendo da parte gli inutili fronzoli e le banalità. Il ventaglio di emozioni che suscita nel lettore è tra i più ampi del panorama fantasy degli ultimi vent'anni: è un libro in grado di stupire, ammaliare, attrarre, divertire, far ridere, soffrire, piangere (se dopo aver letto pagina 396 avrete bisogno di supporto psicologico sapete dove trovarmi), far trattenere il fiato e sconvolgere, dalla prima all'ultima pagina.


<< Un giorno, Locke Lamora, combinerai un casino così superbo, così ambizioso, così travolgente che il cielo si illuminerà, le lune gireranno e gli dei stessi cacheranno comete con gioia. E spero solo di essere ancora in circolazione per vederlo. >>

Per cui, per concludere, fatevi un favore e leggete questo pluridannato libro; poi venite da me, e ditemi pure che avevo ragione.


Come sempre, vi abbracciamo






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