REVIEW PARTY - I PIRATI DELL'OCEANO ROSSO di Scott Lynch

Buon pomeriggio amici e ben ritrovati!

Siamo arrivati alla seconda parte del Review Party organizzato da me medesima stessa su gentile concessione di Mondadori e Oscar Vault, che ringrazio come sempre per averci omaggiato della copia digitale e concesso una lettura in anteprima.



Questo è il terzo e ultimo giorno, ma i miei esimi colleghi hanno già suonato la loro campana; vi lascio di seguito il banner dell'evento così sapete dove andare a curiosare per leggere anche le loro recensioni.




Nome: I pirati dell'oceano rosso (The gentlemen bastards sequence #2)
Autore: Scott Lynch
Casa editrice: Mondadori (Oscar Vault)
Prezzo: 18,00 €
Pagine: 720

Trama:Dopo un violento combattimento con la malavita che li ha quasi uccisi, Locke e il suo fedele compare Jean fuggono dalla città in cui sono nati e approdano agli esotici lidi di Tal Verrar per curarsi le ferite. Ma neppure all'estremità occidentale del mondo civilizzato possono riposare, e presto tornano a dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: rubare ai ricchi e intascare il ricavato.

Questa volta il loro obiettivo è oltremodo ambizioso: la torre di Peccapicco, la casa da gioco più esclusiva e più sorvegliata che ci sia. I suoi nove piani attirano una clientela facoltosa, e per giungere fino alla cima servono buon credito, comportamenti bizzarri… e un gioco semplicemente impeccabile. Perché c'è una sola regola importante che Requin, lo spietato padrone di Peccapicco, fa rispettare rigorosamente: chi bara avrà la morte.

Per nulla intimoriti, Locke e Jean hanno elaborato una strategia che comprende bugie, trucchi e inganni per tutti e nove i piani… su su fino al favoloso caveau di Requin. Sotto mentite spoglie, compiono la loro meticolosa ascesa verso un obiettivo ormai vicinissimo…

Ma qualcuno a Tal Verrar ha scoperto il loro segreto. Qualcuno giunto dal passato, che ha tutte le intenzioni di far pagare ai due sfacciati malviventi i crimini commessi. Ora avranno veramente bisogno di ogni grammo di astuzia per salvare le loro anime prezzolate. E potrebbe non bastare…



Non imparo mai. Ancora una volta sono stata vittima delle mie enormi aspettative, che hanno finito per essere state deluse.



Ma la colpa non è tutta mia, stavolta, ma dello stesso Lynch che ha scritto un primo libro così bello che il seguito difficilmente sarebbe stato allo stesso livello.
Attenzione: I pirati dell'oceano rosso NON E' ASSOLUTAMENTE un brutto libro, anzi.
Però l'averlo letto immediatamente dopo Gli inganni di Locke Lamora (click QUI se non avete letto la sua recensione) sicuramente è andato a suo forte svantaggio, e di seguito vi spiegherò il perchè. 

Piccolo warning, anche se non credo sia necessario: questa recensione è assolutamente spoiler free per quanto riguarda I pirati dell'oceano rosso, ma essendo quest'ultimo il secondo libro di una saga, parlerò di episodi spoilerosi successi in Gli inganni di Locke Lamora. Mi sembra scontato ma precisarlo non fa mai male.

Veniamo a un breve accenno sulla trama.
Locke e Jean sono letteralmente distrutti dopo essere fuggiti da Camorr e dalle angherie del Re Grigio, e ricomporre i pezzi di loro stessi gli richiederà tempo e pazienza. Molta, moltissima pazienza (specialmente per Jean).
Il Locke che troviamo nelle pagine di questo libro è un personaggio diametralmente opposto rispetto a quello che avevamo conosciuto: la spavalderia, sfacciataggine e sicurezza in se stesso lasciano il posto ai dubbi, all'incertezza e ai tentennamenti che si sono insinuati in lui insieme ai sensi di colpa per la morte di Calo, Galdo e Cimice, di cui si sente terribilmente responsabile. 
Ma guardate voi quanto erano belli 😭 Perchè ci hai fatto questo, Lynch, PERCHÈÈÈÈ 💔

Questa situazione sarà una mina pericolosissima all'interno del suo rapporto con Jean, nei confronti del quale in più occasioni riversa e scarica questa negatività. Quindi non solo vediamo un Locke diverso, ma anche un altro lato dell'amicizia tra lui e Jean, che, dal canto suo, si dimostra un personaggio meraviglioso; mentre Locke crolla, Jean resiste, e carica sulle sue spalle di gigante buono l'enorme peso della precarietà in cui si trovano, riuscendo, un po' a fatica, a tirar fuori entrambi dal pantano in cui si erano arenati.
E così, i due Bastardi, mettono su un piano per ricostruirsi una vita a Tal Verrar, una città composta da isole a mezzaluna (come una rosa formata da petali) che farà da sfondo ai loro tranelli. 



In due anni di tempo (di cui seguiremo per metà libro due linee temporali, un po' come era successo nel primo libro) li vedremo arrivare ai piani alti (quelli dove arrivano i giocatori più abili e incalliti) di Peccapicco, una casa di gioco governata da Requin e in cui vige una sola regola aurea: se bari muori. Ovviamente i nostri Bastardi se ne infischieranno altamente, e scaleranno i nove piani di questo enorme casinò mettendo in atto i loro tranelli e i loro imbrogli.
E qui abbiamo il primo plot twist: inaspettatamente, Jean e Locke vengono rapiti e ingannati a loro volta da Maxilian Stragos, Arconte di Tal Verrar e comandante della marina e delle forze militari della città. Stragos sceglierà Jean e Locke e li costringerà a essere i suoi strumenti per colpire i Priori, il consiglio dei mercanti che governa Tal Verrar e ai quali vuole sottrarre il potere. Per farlo, costringerà i nostri ladri a infiltrarsi all'interno della Libera Armata di Ventospettro, la congrega dei più pericolosi e temuti pirati del Mare di Ottone, con l'obiettivo di portare guerra a Tal Verrar, di sopprimerla nuovamente come era già successo in passato, e di far fare la figura degli zimbelli ai Priori, così da spodestarli.
Mi dovete perdonare per tutto questo spiegone, ma ho ritenuto necessario affontarlo perchè, fino al 75% del libro, tutto questo quadretto per me è stato del tutto incerto. Così come era successo in Gli inganni di Locke Lamora, Lynch troppo spesso si perde in descrizioni e digressioni eccessivamente approfondite, fornendo al lettore dettagli inutili che rendono frequentemente la narrazione forzata e viscosa, al punto che si fa difficoltà a capire quando l'informazione che si sta leggendo è importante ai fini della trama oppure è solamente contorno che allunga il brodo.
Alla fine il quadro si chiarisce, ma dover aspettare la fine di un libro di 720 pagine per avere chiarezza sulle motivazioni che muovono le fila della trama può avere l'effetto di rendere la narrazione noiosa e pesante. A discapito di ciò, anche il ritmo narrativo non aiuta: è così pieno di alti e bassi che superata la metà, quando finalmente pensavo di essere entrata nella storia e che da quel momento in poi sarebbe stato tutto in discesa, la delusione di ritrovarmi di fronte a un altro rallentamento  ha fatto propendere completamente la bilancia verso l'esasperazione e la delusione. Non vi nascondo che sul finale le cose tornano a farsi interessanti e a dare una forte scossa emotiva al lettore (sigh...), ma ciò non basta a risollevare le sorti di un libro che "è intelligente ma non si applica".

Ma adesso parliamo delle cose belle, perchè nonostante tutto, questo libro non è assolutamente da buttare. Anzi.
Ho molto apprezzato tutta la parte ambientata in mare, che mi ha riportato con la mente ai bellissimi ricordi legati ad Alba Oscura di Kristoff, anche se, in questo caso, l'eccessiva presenza di termini estremamente tecnici è stata un'arma a doppio taglio: da una parte è da apprezzare la maniacale cura che Lynch riserva a tale aspetto, dimostrando una enorme preparazione che lo stesso autore tiene a precisare a fine libro ma, al contempo, lui stesso si scusa con il lettore per questo eccessivo tecnicismo che può creare confusione in chi è totalmente estraneo a questo mondo e a questi termini. Nonostante ciò, quella parte della storia è stata quella che ho preferito di più, anche perchè finalmente incontriamo dei personaggi femminili di rilievo ed estremamente interessanti.
Il capitano Drakasha e la sua seconda Ezri colmano la mancanza che tutti noi avvertivamo dopo la morte di Nazka, aggiungendo un bel po' di girl power che male non fa. Pur restando personaggi secondari, sono state caratterizzate in modo impeccabile e il lettore empatizza fortemente con queste due donne che, da una parte, sono vittime del loro passato, e dall'altra nascondono, dietro un'autorevolezza di ferro, la paura di perdere tutto ciò che per loro ha un senso nella vita.
Sarà anche tramite Drakasha ed Ezri che scopriremo degli aspetti nuovi di Jean e Locke: anzi, a mio parere, è solo in questo libro che conosciamo veramente il personaggio di Jean che, nel precedente, era rimasto nel cono d'ombra della immensa luce che illuminava Locke. Venuta meno questa luce, Tannen esce allo scoperto e si dimostra essere un personaggio più sfaccettato di quello che pensavo: non solo riesce a farsi carico delle difficoltà e a rimanere integro quanto tutto intorno a lui (compreso Locke) sta crollando, ma dimostra di essere un orsacchiotto tenerone sotto una montagna di muscoli. In pratica, un Tronky: croccante fuori e morbido dentro.
Per quanto riguarda il nostro amato Lamora, invece, vederlo spogliato delle sue sicurezze è stato assolutamente un bene. Questa umanità che scopriamo appartenergli gli conferisce molta più credibilità, e aggiunge un tassello all'enorme puzzle della sua personalità. Mancano ancora dettagli sul suo passato e sui suoi trascorsi (che NON VEDO L'ORA DI CONOSCERE), così come mancano ancora i dettagli succulenti sulla sua misteriosa relazione con Sabetha. Questa assenza però profuma tanto di "vi colpirò laddove fa più male e quando meno ve lo aspettate", quindi, per quanto mi riguarda e nonostante gli intoppi di questo secondo libro, io nel terzo MI CI BUTTO A CAPOFITTO SENZA BRACCIOLI E SALVAGENTE.
Ecco i miei sentimenti, Lynch, sono tuoi, fanne ciò che vuoi.




Un abbraccio fortissimo,

 



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