- RECENSIONE - ECHI IN TEMPESTA di Christelle Dabos

Da un po' di tempo a questa parte, quando finisco un libro mi prendo sempre un po' di tempo prima di aprire il computer e iniziare la stesura della recensione. Mi prendo qualche giorno per assimilare i fatti, per  pensare con calma alla storia e raccogliere le informazioni per meglio elaborarle.

Stavolta no. 


Voglio scrivere di getto, subito e a caldo. Ecco il libro:

Nome: 
Echi in tempesta (Attraversaspecchi#4)
Autrice: Christelle Dabos
Casa editrice: Edizioni e/o
Pagine: 567
Prezzo: 16,00 €

Crollati gli ultimi muri della diffidenza, Ofelia e Thorn si amano ormai appassionatamente. Tuttavia non possono farlo alla luce del sole: la loro unione deve infatti rimanere nascosta perché possano continuare a indagare di concerto sull’indecifrabile codice di Dio e sulla misteriosa figura dell’Altro, l’essere di cui non si conosce l’aspetto, ma il cui potere devastante continua a far crollare interi pezzi di arche precipitando nel vuoto migliaia di innocenti. Come trovare l’Altro, senza sapere nemmeno com’è fatto? Più uniti che mai, ma impegnati su piste diverse, Ofelia e Thorn approderanno all’osservatorio delle Deviazioni, un istituto avvolto dal segreto più assoluto e gestito da una setta di scienziati mistici in cui, dietro la facciata di una filantropica clinica psichiatrica, si cela un laboratorio dove vengono condotti esperimenti disumani e terrificanti. È lì che si recheranno i due, lì scopriranno le verità che cercano e da lì proveranno a fermare i crolli e a riportare il mondo in equilibrio.

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Questo libro l'ho trovato di una violenza rara.
Vado dritta al punto, niente preamboli né giri di parole.
L'ho trovato di una violenza rara, ma non come uno schiaffo, un pugno o una coltellata, non parlo di violenza fisica. Parlo di una violenza sottile, molto sottile, di cui non te ne accorgi, quindi non puoi sottrarti ad essa, spinto dall' istinto di sopravvivenza. Tu rimani lì, inerme perchè non avverti niente in quel momento, e quando te ne accorgi, ormai è troppo tardi.
Ecco, quindi se mi chiedeste un aggettivo per descrivere l'epilogo di questa saga, sarebbe senza ombra di dubbio "VIOLENTO".
E confusionario. Perchè si, la confusione che aleggia intorno alle pagine come una nuvola nera il giorno di Pasquetta è la seconda grande parola chiave del libro. Echi in tempesta, in quanto epilogo della saga, avrebbe dovuto essere il libro delle spiegazioni e della chiarezza, ma di chiaro in questa trama c'è ben poco. Proprio quando ti sembra di essere arrivato a capirci qualcosa (dopo non poca fatica mentale), ecco che di nuovo la soluzione sembra sfuggirti dalle mani. La sensazione che ho avuto è quella dello svegliarsi al mattino con in mente il sogno che hai appena fatto, ma proprio mentre lo ripercorri per ricordarlo, quello sembra svanire come fumo e cancellarsi dalla memoria.

Eppure non lo definirei un libro sgradevole, nel complesso. Anzi.

Nonostante tutto, la Dabos riesce a catturarti, a incuriosirti, a incollarti alle pagine e a farti morire dalla voglia di saperne di più, sempre di più. Ma il prezzo da pagare... il prezzo da pagare è alto.
Lo sa la Dabos, lo sai tu dopo aver letto l'ultima pagina, lo sa Ofelia.

Ciò che posso dire di aver apprezzato più in assoluto è stato proprio il personaggio di Ofelia. Ormai giunti al quarto libro, siamo tutti affezionati a questa impacciata e tenera, buffa ragazza occhialuta, e siamo tutti testimoni della grande evoluzione che ha maturato nel corso della storia. 
In questo libro abbiamo la più alta espressione di questa evoluzione.
Ofelia ormai è una donna. E' riuscita a guadagnare molta sicurezza in se stessa e nelle sue risorse, persino nel suo essere impacciata e scoordinata, caratteristica che ormai fa parte di lei e del suo essere (EHM...).
La vediamo finalmente prendere in mano le redini della situazione, anche quando le cose si fanno difficili (MOLTO DIFFICILI) e tutto sembra star andando a rotoli, Ofelia dimostra abilità di ragionamento e sangue freddo da far impallidire il nostro già pallido di suo e amato Thorn.

Al contrario, Thorn riesce finalmente e definitivamente a rompere la sua corazza di ghiaccio, e a liberare del tutto il suo grande cuore di panna che tutti noi sapevamo nascondeva sotto anni e anni di sofferenza e solitudine. In più di un'occasione riesce a lasciarsi andare a mostrare il suo lato più dolce e umano, e proprio quelli, i brevi istanti di tenerezza con Ofelia, sono stati i momenti che mi hanno fatto emozionare più in assoluto, e per i quali non riesco a bocciare del tutto il libro. Inoltre la Dabos ci regala anche un capitolo con il punto di vista di Thorn, e leggere quelle pagine, indossare gli occhi di quel burbero tenerone mi ha fatto desiderare ardentemente di avere un intero libro con lui protagonista. Un po' come ha fatto la Mayer con Midnight Sun.

La tristezza però ti colpisce con una mazza da baseball in pieno stomaco, quando invece realizzi che questo è l'ultimo capitolo dell'Attraversaspecchi, che non leggeremo più nulla di Ofelia e Thorn, che tutto si è concluso e che quella conclusione (...) fa male, male da morire

Per carità, ormai tra gli scrittori ha preso piede la tendenza a dare ai lettori esattamente quello che NON vogliono, il tutto condito da una buona dose di dolore e sofferenza. Ma penso che la Dabos si sia fatta prendere un pelino la mano.

Qui lo dico e lo sottoscrivo.

Il finale di Echi in tempesta per me è stato peggio di quello di Nevernight - Alba Oscura.

Ecco. L'ho detto.

Sia chiaro, non mi aspettavo il lieto fine, il vissero per sempre felici e contenti, Kristoff docet, ma d'altro canto, non riesco a non essere arrabbiata alla Dabos, per essere stata ingiusta con dei personaggi che avrebbero meritato di più. Molto di più.





Bene, adesso torno nell'angolino a piangere.

Se vorrete venire a farmi compagnia sapete dove trovarmi.

P.S.: io lo so che questo è stato annunciato come ultimo libro della saga, ed effettivamente sotto alcuni punti di vista sarebbe anche giusto così, visto che la matassa è stata sbrogliata del tutto e abbiamo avuto la quadratura del cerchio.
Eppure non riesco a non sperare che prima o poi, seppur tra cinquant'anni, la Dabos si svegli un mattino e decida di regalarci qualcos'altro, qualcosa che sia in grado di dare pace a più di una persona.

E non solo ai lettori.

Io ci spero.

E so che lo spererete anche voi.









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