- RECENSIONE - Figli di virtù e vendetta di Tomi Adeyemi

Ciao gente. Qui Evelyn. 
Oggi voglio parlarvi di una che è stata tra le più grandi delusioni della mia vita, forse seconda solo al finale di Game of Thrones. Sto parlando del secondo capitolo di Legacy of Orisha, Figli di virtù e vendetta, che io ho letto in inglese lo scorso gennaio. In italia uscirà il 9 giugno, quindi avete ancora un po’ di tempo prima di sprofondare anche voi nella più nera e cupa delusione.
Solo al pensiero riesco a sentire la stessa rabbia che ho provato durante la lettura. Così calda e bruciante. Ma adesso, da brava recensora (l’ho cercato sul vocabolario, si dice così, saputelli), metterò da parte le emozioni e cercherò di essere fredda e oggettiva.

Vi avviso già che, per fare un’analisi a 360° dovrò fare un minuscolo spoiler (che poi sai che spoiler… viene rivelato solamente a pagina 62, per chi di voi non aveva già immaginato che poteva succedere). In ogni caso troverete la tendina chiusa, se avrete voglia di leggerla basterà cliccarci sopra e quella si aprirà.
Ecco a voi le generalità.
Titolo: Figli di virtù e vendetta (Legacy of Orïsha #2)
Autore: Tomi Adeyemi
Editore: Rizzoli
Pagine: ---
Prezzo: ---
Uscita: 9 giugno 2020
Trama: Dopo aver combattuto contro l'impossibile, Zélie e Amari sono finalmente riuscite a far rivivere la magia a Orïsha. Ma il rituale per risvegliarla si è rivelato più forte di quanto avrebbero potuto immaginare, e ha riportato alla luce non solo i poteri dei maji, ma anche quelli dei nobili che avevano della magia nel loro sangue.
Ora Zélie deve lottare per unire i maji in una terra dove il nemico è potente quanto loro.
Quando reali ed esercito stringono una mortale alleanza, Zélie deve tornare a combattere per assicurare ad Amari il trono e per proteggere i nuovi maji dall'ira della monarchia.
Ma con la minaccia di una guerra civile all'orizzonte, Zélie si trova a un punto critico: dovrà trovare un modo per riunire il regno oppure lasciare che Orïsha venga distrutta da se stessa.

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Veniamo a noi.
Sono davvero pochi gli aspetti che si possono salvare di questo libro. Sicuramente il world building. Rispetto al precedente, Tomi Adeyemi ci regala una descrizione decisamente più accurata e dettagliata dei luoghi i cui si svolgono gli accadimenti. Bisogna sempre considerare che è un young adult, attenzione. Non siamo ai livelli magistrali di Kristoff, senza ombra di dubbio, ma applicando le dovute proporzioni, e facendo un confronto con Figli di sangue e ossa, in questo libro sicuramente possiamo percepire una Orisha più concreta e reale. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. 
Un punto di merito lo guadagna anche l’approfondimento sul sistema magico.

- RECENSIONE - Nevernight I Grandi Giochi di Jay Kristoff


Bentrovati cari amici. E’ con un po’ di tristezza nel cuore che vi scriviamo questa recensione oggi. Tristezza, si, perchè oggi purtroppo è venuto a mancare uno dei capisaldi della letteratura giovanile dei nostri tempi. Uno scrittore che è anche un po’ un poeta, che insieme alla gabbianella Fortuna e al gatto Zorba, è entrato nei cuori di tutti i bambini che eravamo, e che, nel migliore dei casi, ancora siamo. Non vogliamo dilungarci troppo, ma ci sembrava doveroso spendere due righe di tributo al grande Luis, e per ringraziarlo per averci donato il suo cuore grande come quello di un gabbiano.

Torniamo alla recensione. Partiamo come sempre dalle generalità.



Titolo: Nevernight – I Grandi Giochi (Nevernight chronicles #2)
Autore: Jay Kristoff
Editore: Mondadori (Oscar Vault)
Pagine: 467
Prezzo: 20,00 €
Trama: Mia Corvere, distruttrice di imperi, ha trovato il suo posto tra le Lame di Nostra Signora del benedetto omicidio, ma sono in tanti all'interno della Chiesa Rossa a pensare che non se lo meriti. La sua posizione è fragile, e non si sta affatto avvicinando alla vendetta cui agogna. Ma dopo uno scontro letale con un vecchio nemico, Mia inizia a sospettare quali siano i veri moventi della Chiesa Rossa.
Al termine dei grandi giochi di Godsgrave, Mia tradisce la Chiesa e si vende come schiava per avere la possibilità di mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui ha perso tutto. Sulle sabbie dell'arena, Mia trova nuovi alleati, feroci rivali e domande ancora più incalzanti sulla sua affinità con le ombre.

Bene. Che dire ragazzi. Nevernight, ormai tutti lo sanno, è un vero e proprio caso letterario. Frutto della mente pazza e geniale di quel sadico di Kristoff, è sicuramente una di quelle saghe che un amante del genere fantasy deve aver letto. Ha tutto. Personaggi ben caratterizzati, trama avvincente, colpi di scena, worldbuilding epico, sangue, amore, vita, morte. In questo secondo capitolo ancora più del primo. E se Nevernight: Mai dimenticare (qui la recensione) è stata una mazzata sulla nuca, di quelle che ti stordiscono, ti lasciano a terra semi svenuto, in un limbo di quasi incoscienza, in I Grandi Giochi il lettore viene curato, viene bendato, nutrito, coccolato, fatto rimettere in forze………SOLTANTO PER RICEVERE IMMEDIATAMENTE DOPO UN’ALTRA BATOSTA ANCORA PIU’ VIOLENTA DELLA PRIMA.

RECENSIONE - Gli scomparsi di Chiardiluna di Christelle Dabos

Lo so, lo so cosa starete pensando… ma questa sempre a scrivere recensioni sta? E avete anche ragione amici, ma dovete capirmi, sono passati solo pochi giorni dalla nascita di questo blog, quindi ne abbiamo di libri già letti che aspettano soltanto di essere recensiti.
In ogni caso, il libro di cui sto per parlarvi è fresco fresco di lettura. Se avete seguito le nostre storie su IG sapete già di cosa sto parlando, e cioè del secondo capitolo della saga dell’Attraversaspecchi, Gli scomparsi di Chiardiluna.


Vi avevo rilasciato la settimana scorsa la recensione del primo libro della saga, e se l’avete letta, sapete che non mi aveva resa poi così entusiasta, per usare un eufemismo. Sarà stato lo stesso per il secondo capitolo? Lo scoprirete se andrete avanti con la lettura.

Ecco le generalità del libro:
Nome: Gli scomparsi di Chiardiluna (Attraversaspecchi #2)
Autrice: Christelle Dabos
Casa editrice: Edizioni e/o
Pagine: 562
Prezzo: 16,00 €
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Trama (censored - c'è uno spoiler allucinante in quella originale) : Secondo volume della saga dell'Attraversaspecchi (dopo il primo, "Fidanzati dell'inverno"). Sulla gelida arca del Polo, dove Ofelia è stata sbattuta dalle Decane perché sposi suo malgrado il nobile Thorn, il caldo è soffocante. Ma è soltanto una delle illusioni provocate dalla casta dominante dell'arca, i Miraggi, in grado di produrre giungle sospese in aria, mari sconfinati all'interno di palazzi e vestiti di farfalle svolazzanti. A Città-cielo, capitale del Polo, Ofelia viene presentata al sire Faruk, il gigantesco spirito di famiglia bianco come la neve e completamente privo di memoria, che spera nelle doti di lettrice di Ofelia per svelare i misteri contenuti nel Libro, un documento enigmatico che nei secoli ha causato la pazzia o la morte degli incauti che si sono cimentati a decifrarlo. Per Ofelia è l'inizio di una serie di avventure e disavventure in cui, con il solo aiuto di una guardia del corpo invisibile, dovrà difendersi dagli attacchi a tradimento dei decaduti e dalle trappole mortali dei Miraggi. È la prima a stupirsi quando si rende conto che sta rischiando la pelle e investendo tutte le sue energie nell'indagine solo per amore di Thorn, l'uomo che credeva di odiare più di chiunque al mondo.


In questo secondo atto, la storia è posizionata cronologicamente immediatamente dopo la fine del primo, subito dopo la tragica morte di tutti i membri della famiglia di Thorn. La situazione, già delicata di per sé per via del lutto e della dolce condizione di Berenilde che sta per volgere al termine, si aggrava gradualmente per Ofelia che, a soli pochi giorni dal suo matrimonio con il gelido Thorn, invece di stare lì bella a scegliere l’abito e il gusto della torta nuziale, inizia a ricevere delle terrificanti lettere minatorie (cioè, l’unico timore di una donna a pochi giorni dal matrimonio dovrebbe essere che il fidanzato non si presenti sotto il balcone con una rosa in bocca e un coro neomelodico per la serenatanon che con Thorn ci sia il rischio, ma con tutti i colpi di scena che riempiono questo libro non si sa mai…). Tornando alle lettere, il suo autore “invita gentilmente” Ofelia a non convolare a nozze con il suo promesso sposo… pena la morte.
Ma che gentile.
Chi avrà scritto queste lettere minatorie? Come mai “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai”? C’entra forse il Libro di Faruk che Thorn si è impegnato a leggere una volta aver acquisito il potere di Ofelia nella cerimonia del Dono?
Spoiler not spoiler: SI.

Tutto ciò viene contornato da una serie di misteriosi rapimenti, che fanno venire naturalmente una certa strizza alla nostra animista, alla luce delle sopracitate letterine d'amore: personaggi di spicco della corte di Faruk iniziano a sparire da Chiardiluna, luogo fino a quel momento ritenuto assolutamente sicuro e affidabile. Quando poi anche una persona vicina a Ofelia, una persona a cui fino a quel momento lei non sapeva di tenere così tanto, viene misteriosamente rapita, la nostra protagonista inizia a indagare su tutta questa situazione, pur consapevole dei numerosi rischi che corre. Il coraggio che dimostra in questo capitolo è forte indice della crescita interiore di una ragazza che nel primo libro era quasi in balia degli eventi, ma che adesso semplicemente decide che non ci sta più, prende in mano la situazione e tira fuori gli artigli (in senso metaforico, non quelli di Thorn lol). Diventa protagonista in tutto e per tutto, prende consapevolezza di sé stessa, e che se vuole sopravvivere alla spietata corte di Faruk dovrà imparare a dare ascolto al suo istinto… cosa che le permetterà anche di aprire gli occhi e guardare lo stesso Thorn sotto un’altra luce.

Ofelia si avvicinò allo specchio fino a riflettersi.
Guardò bene in faccia il volto determinato nonostante i graffi e le ecchimosi, finalmente pronta ad affrontare quella verità che non aveva voluto vedere.
Non era Thorn ad avere bisogno di lei, ma lei ad avere bisogno di Thorn.”
Io dopo aver letto questa scena
Insieme a lei maturerà anche il rapporto tra i due, che prenderà una piega che non mi aspettavo. Avremo pagine che… aaaah…vi faranno sospirare, vi faranno stringere il cuore, vi faranno capire che, come già avevo anticipato nella prima recensione, il nostro crudele e insensibile Thorn nasconde in realtà un cuore di panna che neanche il cornetto Algida (poteva mancare il cibo in una mia recensione? Ovvio che no)… vi dico solo che ho pianto. EBBENE SI, dopo il Regno Corrotto, questo libro è stato in grado di farmi commuovere… vi dico solo: PAGINA 534. (peccato non fosse pagina 394 )

Ho un animo sensibile ragazzi, che posso farci.
Tutto ciò senza parlare del finale! Il finale è una cosa che... AAARGHHH DATEMI IMMEDIATAMENTE IL TERZO LIBRO!!!
Ma, così come ho fatto dopo la lettura del secondo Nevernight, farò nuovamente violenza su me stessa e mi prenderò una piccola pausa prima di andare avanti con la storia. Mia Corvere esige di mettere un punto alla sua storia. Ho preparato il mio cuore, e il mio cuore adesso è pronto.

In definitiva, sono davvero contenta di aver dato un’altra possibilità a questa saga, dopo l’impressione non proprio positiva che Fidanzati dell’inverno mi aveva lasciato. La scorrevolezza dello stile rimane la stessa, ma in Scomparsi di Chiardiluna sono gli eventi, i colpi di scena, le domande in sospeso che spronano il lettore ad andare avanti, a divorare le sue pagine una dopo l’altra, costringendolo a mentire a se stesso pensando ogni volta “solo un altro capitolo”.
Vi vedo, bugiardi.

Alla luce del secondo libro, però, mi sento di dire che la “flemma” del primo è assolutamente giustificata e necessaria (l'ho detto? L'HO DETTO). Il mondo che la Dabos costruisce è originale, molto originale, direi forse anche troppo: è necessario del tempo per prendere confidenza con le Arche, con la corte di Faruk, con la “strambezza” dei luoghi e di alcuni personaggi, ma soprattutto, la scrittrice si prende tutto il tempo necessario per piantare il semino della storia d’amore tra Ofelia e Thorn, lo annaffia, lo tiene al caldo, lo coccola e ci parla (non guardatemi male, tutti sanno che per far crescere forti e rigogliose le piante bisogna parlare con loro come fossero persone… vabbè ho capito, non avete il pollice verde). In questo libro il semino inizia a tirare fuori timidamente la testolina, e mi aspetto un’esplosione rigogliosa di verde nel terzo capitolo della saga, verde come la sua copertina. 




Con immenso affetto,








-RECENSIONE- Nevernight Mai dimenticare di Jay Kristoff


Buona vigilia di Pasqua a tutti!! Approfittiamo di questo pomeriggio, prima che tutti quanti (tra cui noi) sarete impegnati a scartare le vostre uova di cioccolato e rimpinzarvi come se non ci fosse un domani, per regalarvi la nostra personale recensione di un libro che è stata una delle sorprese più belle di quest’anno.
Si tratta di “The Nevernight Chronicles”, di Jay Kristoff e già vi anticipiamo che imparerete ad amarlo alla follia o a odiarlo con tutti voi stessi. Dite pure addio ai vostri sentimenti perchè verranno dilaniati più e più volte. Noi ve l’abbiamo detto.
 Noi alla fine della lettura di questo libro









Come sempre partiamo dalle generalità
Nome: Nevernight - Mai dimenticare (Nevernight chronicles #1)
Autrice: Jay Kristoff
Casa editrice: Mondadori (Oscar Vault)
Pagine: 462
Prezzo: 20,00 €
Trama: Destinata a distruggere imperi, Mia Corvere ha solo dieci anni quando riceve la sua prima lezione sulla morte. Sei anni dopo, la bambina cresciuta tra le ombre si avvia a mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui ha perso tutto. Ma le possibilità di sconfiggere nemici così potenti sono davvero esili, e Mia è costretta a trasformarsi in un'arma implacabile. Deve mettersi alla prova tra i nemici - e gli amici - più letali, e sopravvivere alla protezione di assassini, mentitori e demoni, nel cuore stesso di una setta dedita all'omicidio. La Chiesa Rossa non è una scuola come le altre, ma neanche Mia è una studentessa come le altre. Le ombre la amano. Si nutrono della sua paura.


Primo libro della seconda saga da solista di Jay Kristoff, Nevernight - Mai dimenticare, è uno di quei libri che, una volta che avrete finito di leggere, vi lascerà l’impressione di trovarvi con la testa dentro una bolla di sapone, come se vi fosse esplosa una granata in testa, ma soprattutto con la fondamentale domanda “come ho fatto tutto questo tempo a vivere senza aver letto questo libro”. 
Non c’è che dire, Kristoff ha compiuto un’opera davvero magistrale. Troverete riversa nelle pagine tutta la sua forte personalità, e anche una gran parte di pazzia, che vi sarà evidente fin dal primo capitolo del libro. Kristoff usa un linguaggio forte, molte volte violento, ma soprattutto che arriva direttamente al cuore del lettore. È un linguaggio sincero con uno stile che manda letteralmente al diavolo inutili fronzoli per concentrarsi sulla sostanza del racconto. Se siete impressionabili o ferventi amanti delle buone maniere vi avvertiamo, in questo libro troverete scene di omicidio efferato, amore appassionato (molto appassionato) e odio profondo, senza censure e allusioni.

Ve lo abbiamo già anticipato, o lo amerete o lo odierete!

Il libro racconta la storia di Mia Corvere, giovane ragazza di 16 anni la cui vita è stata letteralmente stravolta, quando era solo poco più che una bambina. Ha solo 10 anni quando assiste insieme a sua madre alla pubblica impiccagione di suo padre, tribuno della città di Godsgrave accusato di alto tradimento alla Repubblica. Immediatamente dopo viene strappata al resto della sua famiglia; si trova costretta a fuggire da persone che vorrebbero ucciderla, le stesse persone responsabili della morte di suo padre. Il momento della fuga sarà cruciale per la sua esistenza, perchè è qui che la sua strada si incrocia con quella di Messer Cortese, un gatto che non è un gatto, un demone per la precisione, che vive nella sua ombra e si nutre delle sue paure - sembra quasi il Grillo Parlante di Pinocchio (se avessi avuto io Messer Cortese, anche solo durante gli esami all’università, adesso starei lavorando tipo alla Nasa).
Così Mia scopre di essere una tenebris e di avere il potere di controllare e manipolare le ombre a suo piacimento.

«... più brillante è la luce, più cupa è l’ombra…»

Qui inizia la crescita interiore della nostra Mia: farà della vendetta il suo unico scopo nella vita, della morte di chi ha causato la caduta della sua famiglia il suo solo obiettivo, e dell’arte dell’assassinio il suo unico credo.
Ad aiutarla in questo troveremo Mercurio, suo protettore e maestro, che sino al compimento dei suoi 16 anni la preparerà a diventare un’aspirante assassina per la Chiesa Rossa, una congrega di assassini che forma solo i migliori aspiranti nella Repubblica per farne lame al servizio della Signora dell’omicidio benedetto. Questo luogo si rivelerà essere una scuola, a tutti gli effetti, con lezioni nelle varie arti dell’assassinio, ma dei numerosi aspiranti che ogni anno si candidano, solamente quattro verranno davvero iniziati come lame. E’ una competizione a tutti gli effetti, in cui, come per Hunger Games, prevarrà il principio mors tua vita mea, LETTERALMENTE. Mia dovrà affrontare pericoli crescenti,  relazioni turbolente, misteri che si infittiscono e dilemmi interiori tra la necessità di comprendere la sua natura di tenebris e la sua feroce voglia di vendetta verso coloro che l’hanno portata fin qui, che le hanno strappato il cuore e l’hanno gettata in un mare di gelido odio.

Basterebbe già solo questa trama a far accapponare la pelle di molti, eppure non è solo questa il punto forte di questo romanzo. Parliamo del world building. Abbiamo solo una parola a riguardo: SPETTACOLARE.
Come abbiamo accennato, la storia è ambientata in una Repubblica (simile in tutto e per tutto all’antica Repubblica romana, che Kristoff dimostra di conoscere profondamente), la Repubblica di Itreya. Il governo è affidato ad un Senato e due consoli, che non possono ricoprire due mandati consecutivi per ovvi motivi di imparzialità politica. Tra questi aristocratici, conosceremo (e impareremo ad odiare) il Console Julius Scaeva, che si è così affezionato alla sediolina di console unico che ormai questa avrà assunto la forma delle sue chiappe. Piccolo anticipo: è uno dei tre responsabili della caduta della famiglia Corvere.
A condire tutto ciò come il pepe sulla carbonara (ma perchè ci devo mettere sempre il cibo di mezzo *facepalm* - Evelyn), questo mondo fantastico è caratterizzato dalla presenza costante di tre soli che si alternano nel cielo decretando una perenne presenza di luce. Solo ogni due anni e mezzo questi soli calano per lasciare spazio all’Illuminotte, un breve periodo di profondo buio. Non fatevi ingannare però. La presenza dei tre soli nel cielo di Itreya non sarà sufficiente a illuminare le ombre che questa storia racchiude in sè. La corruzione, la violenza e la morte sono i tre denominatori che condurranno le redini di questo mondo tanto oscuro quanto pericoloso.

In poche parole, se ancora non lo avete capito, abbiamo amato alla follia questo libro. La caratterizzazione dei personaggi, dei luoghi, l’ambientazione in cui si svolgono le vicende, gli intrighi e lo stile di scrittura, i misteri e le rivalità, la profondità delle ombre che vivono dentro i protagonisti, ne fanno una delle migliori novità nel panorama fantasy degli ultimi tempi - non senza contaminazioni di altri colossi della letteratura: l’aria che si respira all’interno della Chiesa Rossa somiglia molto a quella del tempio di assassini di Braavos in Game of Thrones, così come è forte il richiamo alle varie lezioni cui partecipano i protagonisti di Harry Potter all’interno di Hogwarts. Kristoff è stato abilissimo nella costruzione di un universo narrativo assolutamente originale e mai banale, pur facendosi forte della sua vastissima cultura letteraria. Sarà in grado di farvi soffrire e strapparvi più di un sorriso, soprattutto con le note a piè di pagina, espediente a dir poco GENIALE che l’autore usa non solo per creare battute più o meno sottili (alcune sono davvero esilaranti), ma anche per fornire dettagli ed elementi alle leggende che si diffondono ad Itreya e al world building senza appesantire e ingorgare la trama, che così defluirà scorrevole e liscia come olio.

In conclusione, fatevi un favore: date una possibilità a Mia e alla sua storia, immergetevi nelle tenebre e nel sangue che impregnano queste pagine, e noi vi assicuriamo che il sapore metallico che avvertirete sulle labbra diventerà una droga di cui non potrete più fare a meno.



Con immenso affetto, e con l'augurio che possiate passare una serena Pasqua nonostante le difficoltà di questi ultimi tempi,


- RECENSIONE - Fidanzati dell'inverno di Christelle Dabos

Buon pomeriggio amici lettori!
Qui Evelyn alla tastiera, bella pronta per regalarvi la mia personalissima recensione del primo volume di una saga tanto amata quanto chiacchierata… L’ATTRAVERSASPECCHI.


Ve ne parlo oggi dopo aver terminato la lettura del primo libro circa 2 settimane fa (il tempo di perdermi tra le pagine arancioni del Priorato -> trovate qui la recensione!), quindi le considerazioni che sto per fare sono fatte a freddo e molto riflettute (si può dire? Bho)
Partiamo con le generalità:

Nome: Fidanzati dell'inverno (Attraversaspecchi#1)
Autrice: Christelle Dabos
Casa editrice: Edizioni e/o
Pagine: 504
Prezzo: 16,00 €
In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra, vive Ofelia. Originaria dell'arca "Anima", è una ragazza timida, goffa e un po' miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un'altra arca, "Polo", molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.


Veniamo al dunque. Questo libro NON mi è piaciuto. Colpa delle altissime aspettative? Forse. Colpa del fatto che lo abbia letto subito dopo il primo capitolo di Nevernight? Probabile. Non saprei, ma per tutta la lettura ho avuto l’impressione che non succedesse mai nulla. Ogni capitolo si concludeva con me che pensavo “Dai, nel prossimo la storia ingranerà!”. Ovviamente, la storia non ingranava. EPPURE non ho abbandonato né il libro né la saga (infatti in questo momento sono proprio alle prese con il secondo volume). Masochista? No. Semplicemente mi sono affezionata ai protagonisti, e riconosco il potenziale della lovestory che NASCERA’ (sono sicura che nascerà) tra Ofelia e Thorn. E di questo, riconosco il merito alla scrittrice. Se sei in grado di lasciare qualcosa dei personaggi nei lettori, nonostante la piattezza del resto del libro, bhè, allora batti cinque sorella.
Ma come si articola il libro?
Troviamo fin dall’inizio la presentazione della nostra Ofelia, ragazza esageratamente goffa e timida; lei vive insieme alla sua famiglia su Anima, una delle 21 Arche dell’universo. Non ci viene spiegato esattamente cosa siano queste Arche, ma le cose che succedono al loro interno sono decisamente bizzarre: su Anima, ad esempio, l’Arca natia di Ofelia, gli oggetti si muovono, reagiscono, si comportano in base ai sentimenti dei loro proprietari. Mi è sembrato quasi di essere dentro Alice nel Paese delle Meraviglie. 

Inoltre ci viene detto che ognuna di queste è governata da uno “spirito di famiglia”, un’entità immortale progenitrice, diretta o indiretta, di tutte le persone che vi abitano. La cosa particolare è che questi spiriti di famiglia, pur essendo una specie di dei, sono concreti. Parlano, vivono e hanno contatti con le persone; inoltre, trasmettono alla loro discendenza dei poteri particolari, diversi per ciascuno. Il potere di Ofelia è l’abilità di leggere il passato degli oggetti con il semplice tocco delle mani, e di spostarsi da un luogo ad un altro, attraversando gli specchi.
Un giorno la sua quotidianità viene stravolta da una notizia che non avrebbe mai voluto ricevere: è stata promessa in sposa ad un uomo sconosciuto che abita in un’arca dall’altra parte dell’universo, senza possibilità di opporsi, pena l’esilio (tipo la carta imprevisti al Monopoli “vai in prigione direttamente e senza passare dal VIA”).
Così la nostra Ofelia è costretta a trasferirsi sull’Arca del nostro scorbuticissimo e antipaticissimo Thorn -piccolo indizio: sono totalmente cotta di lui-, che nei confronti di Ofelia non mostrerà altro che indifferenza e sopportazione per la sua goffaggine, almeno per il 70% del libro. Ma io lo so che dentro nasconde un cuore di panna che aspetta solo di essere scoperto.
Fonte: Pinterest

Appena arrivata al Polo (l’arca in cui abita Thorn), accompagnata da sua zia Roseline, Ofelia conoscerà un altro personaggio, decisamente ambivalente: la bipolarissima zia di Thorn, Berenilde. Saranno gli ormoni della gravidanza responsabili dei suoi continui sbalzi d’umore? Probabilmente si, eppure Berenilde per ogni volta in cui si farà odiare, si farà amare due volte, quindi lo catalogo decisamente tra i personaggi positivi della storia. 
Da questo punto in poi inizia ad attivarsi il meccanismo della storia - anche se mooooolto lentamente- ; conosceremo Archibald, un personaggio tanto fuori dagli schemi quanto enigmatico, inizieranno gli intrighi di corte, una corte che scopriremo essere profondamente corrotta e legata solamente all’apparenza, una corte in cui fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. ANZI, E’ MEGLIO NON FIDARSI AFFATTO. Scopriremo che c’è un motivo ben preciso se PROPRIO OFELIA è stata scelta per essere promessa in sposa a Thorn, che questo motivo (che ancora non ci è dato sapere) potrà avere dei risvolti pericolosi per Ofelia…molto pericolosi, e che il caratteraccio di Thorn è legato ai suoi trascorsi e al suo passato.
Quindi, ricapitoliamo…un ragazzo rude, burbero con un passato complicato e di sofferenza… bene, la crocerossina che è in me è prontissima per fangirlare anche stavolta.

Scherzi a parte, io ve lo dico: forse siamo sulla buona strada per la nascita di una ship che sarà in grado di farci sospirare ben più di una volta. La lentezza generale del primo libro d'altronde fa molto bene alla crescita graduale del rapporto dei due: gli istant love fanno storcere la bocca molto facilmente, possono risultare forzati mentre in questo caso NIENTE E’ FORZATO, per cui il lettore è in grado di apprezzare anche il minimo gesto di “affetto” da parte di Thorn nei confronti di Ofelia, anche se nascosti dietro un “Io non ti odio” -che romantico, vero? -.

In più le somiglianze con la Bella e la Bestia sono forti, molto forti, e le analogie disneyane sono solo ben accette dalla sottoscritta. E l’aver trovato su Pinterest questa meravigliosa fanart mi fa pensare che forse non sono l’unica ad aver avvertito questa somiglianza.

Diciamo, in conclusione, che tutto il primo libro non è altro che la preparazione della saga, prepara il terreno fertile su cui piantare i semi della storia, e, nonostante gli aspetti negativi, io a questo terreno fertile ho deciso di dare una possibilità, stringendo i denti e resistendo alle pagine lente e noiose, e buttandomi a capofitto sul secondo capitolo della saga che, già dalle prime pagine promette bene. Molto bene.

Vedremo se queste mie aspettative saranno ben riposte.




Con immenso affetto,



- RECENSIONE - Il priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon

Ciao a tutti amici lettori! Eccoci qui, abbiamo deciso di inaugurare questo blog con la recensione dell’ultimo libro in ordine di tempo che abbiamo finito di leggere: Il Priorato dell'Albero delle Arance di Samantha Shannon. 
A prima vista vi potrà spaventare (son pur sempre quasi 800 pagine! ), ma vi assicuriamo che la lettura ne varrà lo sforzo. Iniziamo con le generalità del libro:



Nome: Il Priorato dell'Albero delle Arance
Autrice: Samantha Shannon
Casa editrice: Mondadori - Oscar Vault
Pagine: 771
Prezzo: 26,00 €
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Trama: La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys. Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.



Bando alle ciance, iniziamo con quelle che sono state le nostre impressioni.
Come definire questo libro? Il primo aggettivo che ci viene in mente è enorme. Beh, l’occhio fa la sua parte, e la prima cosa che si nota è sicuramente la grande mole di questo fantasy. Ma, allo stesso tempo, non ci si può non innamorare della sua estetica. Ebbene si, siamo i soliti lettori che si innamorano dei libri belli, delle edizioni curate, delle copertine sceniche, e Il priorato ha tutto ciò che un BEL libro (bello nel senso strettissimo del termine) deve avere. 
NON si deve giudicare un libro dalla copertina… ma noi lo facciamo lo stesso (la maggior parte delle volte).
Vi starete chiedendo se poi la bellezza estetica rifletta quella interiore… ebbene si amici, Il priorato dell’albero delle arance è come John Smith, o Li Shang, o William Turner… E’ BELLO FUORI ED E’ BELLO DENTRO



(si capisce che siamo appassionati della Disney, no? E si capisce che questa frase la sta scrivendo Evelyn… no?!?)


Anche se… un attimo, adesso vi spieghiamo.

Passiamo alla storia.
Il mondo in cui si ambientano le vicissitudini è diviso tra Oriente ed Occidente, caratterizzati da un’ostilità millenaria. Questa ostilità è dettata dal fatto che a Ovest i draghi si temono esattamente quanto a Est si adorano. Ma c’è una profonda differenza tra i due tipi di draghi in questione. In Occidente si chiamano wyrm, sono bestie di fuoco, profondamente malvagie e crudeli. In Oriente sono una sorta di divinità benevola, compassionevole, e ovviamente il loro potere viene dall’acqua (la dicotomia viene spontanea).

Le vicende dei due poli del mondo conosciuto proseguono parallelamente, per buona parte del libro, all’inizio senza capire quale sia la connessione tra le due, fino a quando la Shannon inizia a fornire poco alla volta piccoli indizi, senza quasi che il lettore se ne renda conto, per poi ritrovarsi con una serie di dati che, inaspettatamente, sbrogliano la matassa, proprio in tempo per quando le due storie finalmente si uniscono e tutto il mistero che impregna le pagine risulta chiaro come il sole.

L’intero Occidente fonda le sue basi sulla leggenda del Senza Nome, potentissimo drago che, mille anni addietro ai nostri fatti, ha seminato morte e distruzione ovunque. Solo l’intervento di quello che loro chiamano “il Santo” è stato in grado di porre fine a questa minaccia, un coraggioso cavaliere che dopo aver salvato il Paese, ha fondato la famosa dinastia Berethnet. La leggenda vuole che fintanto che una Berethnet siederà sul trono di Inys (esatto, unA, il girl power di questo libro è fenomenale) il Senza Nome non potrà tornare, e la pace regnerà ancora sovrana.



Il racconto è ambientato ai tempi di Sabran Nona, il cui reginato è scombussolato da sporadici, ma sempre più frequenti, attacchi da parte di viverne, bestie draconiane minori che possiamo definire come i “figli del Senza Nome”; in pratica, starebbero a significare il ritorno del peggiore incubo di tutti. E qui il primo mistero : come è possibile che il Senza Nome si stia svegliando se la dinastia Berethnet è ancora in vita?!?
A protezione della regina Sabran, anche se “in borghese”, troviamo una delle sue Ancelle, madama Ead Duryan. Sotto le sue vesti da donna di corte, però, si nasconde un letale assassino, mandato ad Inys per ragioni che ANCORA non ci è dato sapere.

Spoiler not spoiler: vi dico solo che dietro c’è lo zampino di questo famoso PRIORATO DELL’ALBERO DELLE ARANCE.

Facciamo un volo di qualche miglio e raggiungiamo l’Oriente. Conosciamo Tanè, una ragazza che rincorre da tutta la vita il sogno di diventare Cavaliere di Draghi, tra le più alte onorificenze concesse, ma anche tra le più difficili da ottenere. Tanè ha lavorato sodo da quando era una bambina, e quando il racconto inizia, si trova a poche prove dall’ottenimento del tanto agognato titolo. Tuttavia la notte prima dell’inizio di queste sfide, lei vìola l’obbligo di ritiro che le precede, si reca sulla spiaggia dove fa un incontro che non avrebbe mai voluto fare: uno straniero occidentale. Tanè è nel panico: denunciare lo straniero significherebbe ammettere di aver violato una regola a cui avrebbe dovuto sottostare, e ancor di più significherebbe l'infrangimento del Grand’Editto, decreto che preclude l’isola a qualsiasi straniero, al fine di proteggere la popolazione dalla “peste draconica”, morbo diffuso ad Occidente a causa dei tanto temuti wyrm (a proposito di malattie contagiose).
Tutto questo annullerebbe la cerimonia della Chiamata dei Guerrieri e quindi tutto il duro lavoro di Tanè; potrebbe ucciderlo, ma il suo cuore puro le impedisce di farlo. Così, la giovane ragazza decide di nasconderlo, e questo innescherà tutto il meccanismo che muove le fila di questa storia, che vi incollerà alle sue pagine arancioni.


Vi abbiamo convinti a leggerlo?
Speriamo proprio di si, anche perchè la Shannon è stata molto abile nel creare uno stile davvero davvero scorrevole, piacevole, senza passaggi noiosi o che potrebbero risultare inutili agli accadimenti: l’impressione che si ha è che avrebbe potuto scrivere benissimo una trilogia con questa storia, se si fosse soffermata di più sui particolari e gli “abbellimenti”, ma ha deciso di eliminare i fronzoli, condensare lo stretto fondamentale e così creare un libro fantasy autoconclusivo, che di questi tempi è una cosa più unica che rara.
La caratterizzazione dei protagonisti è davvero ben fatta; non ai livelli della Bardugo di Sei di Corvi (di cui vi parleremo a tempo debito), ma sicuramente ci si affeziona ai personaggi, si soffre con loro e si trattiene il fiato durante i colpi di scena (non numerosissimi, ma molto ben spalmati sulle 771 pagine, e questo è fondamentale affinché il ritmo non vada mai in down).

TUTTAVIA (e qua passiamo alle note dolenti), siamo entrambi concordi su un aspetto che non si può ignorare: il finale. Come dire… è stato… FRETTOLOSO. L’impressione che si ha leggendolo, è che a una certa la Shannon fosse stanca (e questo trova conferme nel fatto che abbia impiegato ben 3 anni per scrivere questo libro - il che è anche comprensibile, ma non perdonabile) e volesse concludere il prima possibile. Ciò secondo noi penalizza tutto il suo immenso lavoro, e non poco, motivo per cui abbiamo entrambi deciso di sottrarre una stellina alla valutazione finale. Nel complesso rimane un bel libro, un libro che consigliamo vivamente, ma… ma…

Due righe vorrei spenderle per Loth, il mio personaggio preferito. Loth è il migliore amico della regina, un Lord dall’animo gentile e generoso, che non si tira indietro quando c’è da sacrificarsi per salvare chi ama. “Oh no il solito cavaliere bello, buono e coraggioso, che noia” starete pensando. E invece no. Loth non è assolutamente perfetto. E’ timoroso, nutre ansie, nutre paure, piange (e quando un personaggio maschile piange io inizio a fangirlare come non ci fosse un domani).

E’ forse il personaggio più umano di tutti, seguito a ruota da Sabran, nei confronti della quale vedremo un affetto sinceramente fraterno, senza doppi fini e scopi nascosti. Il rapporto tra i due meritava di essere approfondito di più, ma ci accontentiamo. In più me lo sono immaginato bello. Che devo farci, sono un’inguaribile romantica.


Sono tanti i personaggi che in questo libro ti colpiscono e ti ammaliano, da Sabran a Ead, da Loth a Roos, ma Tanè è riuscita a sbaragliare tutti, conquistando il titolo di “personaggio preferito”. In questo libro in cui le donne la fanno da padrone, ho empatizzato molto con la ragazza guerriera e non solo perchè una ragazza che ambisce a cavalcare un drago sia già di per sé motivo di ammirazione infinita, ma anche perchè è il personaggio che più di tutti affronterà una metamorfosi completa, sperimentando alti e bassi nel corso del racconto. Tanè mostra sempre una corazza inscalfibile, una forza di volontà impareggiabile e una tale convinzione in quello che fa, che vorresti prenderla a esempio quelle mattine in cui ti alzi dal letto pensando solo: “Non vedo l’ora di tornare a dormire”. Ma come tutti, ha dentro di sé molte incertezze e paure, e le vicende la metteranno a dura prova costringendola a superare gli ostacoli che le si pareranno davanti. 



A questo punto possiamo concludere qui, sperando di non aver annoiato nessuno di voi e di avervi dato un motivo in più rispetto a prima per acquistare questo meraviglioso tomo e perdervi nelle sfumature del suo arancione.

Con immenso affetto, 



REVIEW PARTY - Il bambino di polvere di Patrick Dewdney

Nome: Il bambino di polvere  (Le cycle de Syffe #1) Autore:  Patrick Dewdney Casa editrice:  Mondadori (Oscar Vault) Prezzo:  22,00 € Trama:...