- RECENSIONE - Il priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon

Ciao a tutti amici lettori! Eccoci qui, abbiamo deciso di inaugurare questo blog con la recensione dell’ultimo libro in ordine di tempo che abbiamo finito di leggere: Il Priorato dell'Albero delle Arance di Samantha Shannon. 
A prima vista vi potrà spaventare (son pur sempre quasi 800 pagine! ), ma vi assicuriamo che la lettura ne varrà lo sforzo. Iniziamo con le generalità del libro:



Nome: Il Priorato dell'Albero delle Arance
Autrice: Samantha Shannon
Casa editrice: Mondadori - Oscar Vault
Pagine: 771
Prezzo: 26,00 €
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Trama: La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys. Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.



Bando alle ciance, iniziamo con quelle che sono state le nostre impressioni.
Come definire questo libro? Il primo aggettivo che ci viene in mente è enorme. Beh, l’occhio fa la sua parte, e la prima cosa che si nota è sicuramente la grande mole di questo fantasy. Ma, allo stesso tempo, non ci si può non innamorare della sua estetica. Ebbene si, siamo i soliti lettori che si innamorano dei libri belli, delle edizioni curate, delle copertine sceniche, e Il priorato ha tutto ciò che un BEL libro (bello nel senso strettissimo del termine) deve avere. 
NON si deve giudicare un libro dalla copertina… ma noi lo facciamo lo stesso (la maggior parte delle volte).
Vi starete chiedendo se poi la bellezza estetica rifletta quella interiore… ebbene si amici, Il priorato dell’albero delle arance è come John Smith, o Li Shang, o William Turner… E’ BELLO FUORI ED E’ BELLO DENTRO



(si capisce che siamo appassionati della Disney, no? E si capisce che questa frase la sta scrivendo Evelyn… no?!?)


Anche se… un attimo, adesso vi spieghiamo.

Passiamo alla storia.
Il mondo in cui si ambientano le vicissitudini è diviso tra Oriente ed Occidente, caratterizzati da un’ostilità millenaria. Questa ostilità è dettata dal fatto che a Ovest i draghi si temono esattamente quanto a Est si adorano. Ma c’è una profonda differenza tra i due tipi di draghi in questione. In Occidente si chiamano wyrm, sono bestie di fuoco, profondamente malvagie e crudeli. In Oriente sono una sorta di divinità benevola, compassionevole, e ovviamente il loro potere viene dall’acqua (la dicotomia viene spontanea).

Le vicende dei due poli del mondo conosciuto proseguono parallelamente, per buona parte del libro, all’inizio senza capire quale sia la connessione tra le due, fino a quando la Shannon inizia a fornire poco alla volta piccoli indizi, senza quasi che il lettore se ne renda conto, per poi ritrovarsi con una serie di dati che, inaspettatamente, sbrogliano la matassa, proprio in tempo per quando le due storie finalmente si uniscono e tutto il mistero che impregna le pagine risulta chiaro come il sole.

L’intero Occidente fonda le sue basi sulla leggenda del Senza Nome, potentissimo drago che, mille anni addietro ai nostri fatti, ha seminato morte e distruzione ovunque. Solo l’intervento di quello che loro chiamano “il Santo” è stato in grado di porre fine a questa minaccia, un coraggioso cavaliere che dopo aver salvato il Paese, ha fondato la famosa dinastia Berethnet. La leggenda vuole che fintanto che una Berethnet siederà sul trono di Inys (esatto, unA, il girl power di questo libro è fenomenale) il Senza Nome non potrà tornare, e la pace regnerà ancora sovrana.



Il racconto è ambientato ai tempi di Sabran Nona, il cui reginato è scombussolato da sporadici, ma sempre più frequenti, attacchi da parte di viverne, bestie draconiane minori che possiamo definire come i “figli del Senza Nome”; in pratica, starebbero a significare il ritorno del peggiore incubo di tutti. E qui il primo mistero : come è possibile che il Senza Nome si stia svegliando se la dinastia Berethnet è ancora in vita?!?
A protezione della regina Sabran, anche se “in borghese”, troviamo una delle sue Ancelle, madama Ead Duryan. Sotto le sue vesti da donna di corte, però, si nasconde un letale assassino, mandato ad Inys per ragioni che ANCORA non ci è dato sapere.

Spoiler not spoiler: vi dico solo che dietro c’è lo zampino di questo famoso PRIORATO DELL’ALBERO DELLE ARANCE.

Facciamo un volo di qualche miglio e raggiungiamo l’Oriente. Conosciamo Tanè, una ragazza che rincorre da tutta la vita il sogno di diventare Cavaliere di Draghi, tra le più alte onorificenze concesse, ma anche tra le più difficili da ottenere. Tanè ha lavorato sodo da quando era una bambina, e quando il racconto inizia, si trova a poche prove dall’ottenimento del tanto agognato titolo. Tuttavia la notte prima dell’inizio di queste sfide, lei vìola l’obbligo di ritiro che le precede, si reca sulla spiaggia dove fa un incontro che non avrebbe mai voluto fare: uno straniero occidentale. Tanè è nel panico: denunciare lo straniero significherebbe ammettere di aver violato una regola a cui avrebbe dovuto sottostare, e ancor di più significherebbe l'infrangimento del Grand’Editto, decreto che preclude l’isola a qualsiasi straniero, al fine di proteggere la popolazione dalla “peste draconica”, morbo diffuso ad Occidente a causa dei tanto temuti wyrm (a proposito di malattie contagiose).
Tutto questo annullerebbe la cerimonia della Chiamata dei Guerrieri e quindi tutto il duro lavoro di Tanè; potrebbe ucciderlo, ma il suo cuore puro le impedisce di farlo. Così, la giovane ragazza decide di nasconderlo, e questo innescherà tutto il meccanismo che muove le fila di questa storia, che vi incollerà alle sue pagine arancioni.


Vi abbiamo convinti a leggerlo?
Speriamo proprio di si, anche perchè la Shannon è stata molto abile nel creare uno stile davvero davvero scorrevole, piacevole, senza passaggi noiosi o che potrebbero risultare inutili agli accadimenti: l’impressione che si ha è che avrebbe potuto scrivere benissimo una trilogia con questa storia, se si fosse soffermata di più sui particolari e gli “abbellimenti”, ma ha deciso di eliminare i fronzoli, condensare lo stretto fondamentale e così creare un libro fantasy autoconclusivo, che di questi tempi è una cosa più unica che rara.
La caratterizzazione dei protagonisti è davvero ben fatta; non ai livelli della Bardugo di Sei di Corvi (di cui vi parleremo a tempo debito), ma sicuramente ci si affeziona ai personaggi, si soffre con loro e si trattiene il fiato durante i colpi di scena (non numerosissimi, ma molto ben spalmati sulle 771 pagine, e questo è fondamentale affinché il ritmo non vada mai in down).

TUTTAVIA (e qua passiamo alle note dolenti), siamo entrambi concordi su un aspetto che non si può ignorare: il finale. Come dire… è stato… FRETTOLOSO. L’impressione che si ha leggendolo, è che a una certa la Shannon fosse stanca (e questo trova conferme nel fatto che abbia impiegato ben 3 anni per scrivere questo libro - il che è anche comprensibile, ma non perdonabile) e volesse concludere il prima possibile. Ciò secondo noi penalizza tutto il suo immenso lavoro, e non poco, motivo per cui abbiamo entrambi deciso di sottrarre una stellina alla valutazione finale. Nel complesso rimane un bel libro, un libro che consigliamo vivamente, ma… ma…

Due righe vorrei spenderle per Loth, il mio personaggio preferito. Loth è il migliore amico della regina, un Lord dall’animo gentile e generoso, che non si tira indietro quando c’è da sacrificarsi per salvare chi ama. “Oh no il solito cavaliere bello, buono e coraggioso, che noia” starete pensando. E invece no. Loth non è assolutamente perfetto. E’ timoroso, nutre ansie, nutre paure, piange (e quando un personaggio maschile piange io inizio a fangirlare come non ci fosse un domani).

E’ forse il personaggio più umano di tutti, seguito a ruota da Sabran, nei confronti della quale vedremo un affetto sinceramente fraterno, senza doppi fini e scopi nascosti. Il rapporto tra i due meritava di essere approfondito di più, ma ci accontentiamo. In più me lo sono immaginato bello. Che devo farci, sono un’inguaribile romantica.


Sono tanti i personaggi che in questo libro ti colpiscono e ti ammaliano, da Sabran a Ead, da Loth a Roos, ma Tanè è riuscita a sbaragliare tutti, conquistando il titolo di “personaggio preferito”. In questo libro in cui le donne la fanno da padrone, ho empatizzato molto con la ragazza guerriera e non solo perchè una ragazza che ambisce a cavalcare un drago sia già di per sé motivo di ammirazione infinita, ma anche perchè è il personaggio che più di tutti affronterà una metamorfosi completa, sperimentando alti e bassi nel corso del racconto. Tanè mostra sempre una corazza inscalfibile, una forza di volontà impareggiabile e una tale convinzione in quello che fa, che vorresti prenderla a esempio quelle mattine in cui ti alzi dal letto pensando solo: “Non vedo l’ora di tornare a dormire”. Ma come tutti, ha dentro di sé molte incertezze e paure, e le vicende la metteranno a dura prova costringendola a superare gli ostacoli che le si pareranno davanti. 



A questo punto possiamo concludere qui, sperando di non aver annoiato nessuno di voi e di avervi dato un motivo in più rispetto a prima per acquistare questo meraviglioso tomo e perdervi nelle sfumature del suo arancione.

Con immenso affetto, 



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